La calvizie è la situazione in cui i bulbi piliferi che producono capelli non ne fanno più crescere lasciando a nudo zone della parte superiore del capo di varia superficie: una situazione che colpisce una grande quantità di persone, soprattutto di sesso maschile.

Problemi psicologici legati alla calvizie

Il fatto di non avere più i capelli che adornano un viso è vissuto da molti come un handicap con a volte risvolti negativi di ordine psicologico. Soprattutto in una società come quella odierna che fa della propria immagine un veicolo di apprezzamento pubblico, come la pubblicazione sui cosiddetti social media dimostra. Non entriamo qui nelle cause della calvizie che sono trattate in altri articoli dedicati, ma parliamo di come l’intervento chirurgico che si definisce "autotrapianto" possa condurre ad un miglioramento dell’immagine di se che il paziente vede riflessa stesso nello specchio.

Conoscere le tecniche di trapianto tradizionali ed i loro limiti

Ma ora bisogna comprendere verso quale tecnica di autotrapianto ci si puo indirizzare, sapendo che esistono alcune tecniche chirurgiche che differiscono l’una dall’altra e che ognuna ha dei risultati differenti e delle modalità di esecuzione proprie, con conseguenze che non sono sempre conosciute da chi vi si sottomette. Un criterio importante che non sempre si considera come il principale è quello che riguarda la vastità della zona da restaurare e le aspettative del paziente. Esiste una scala detta di Norwood che schematizza i vari livelli di calvizie. Si va da semplici inizi di stempiatura a calvizie molto vaste che praticamente coinvolgono tutta la parte superiore del capo e della nuca. Passando per situazioni gradualmente sempre maggiori di superficie priva di capelli.

Zona donatrice e capitale di follicoli disponibili al trapianto

E’ assolutamente importante sapere che le tecniche esistenti, FUSS o FUT o Strip e FUE, tranne una, la HST (trapianto capelli Italia), si basano sul capitale di bulbi piliferi che è disponibile nella zona donatrice del paziente, sul retro del capo. In poche parole, queste tecniche tradizionali non fanno altro che prelevare dal capitale bulbi esistente per poi ridistribuire questi bulbi sulla zona da trattare. Non occorre essere molto perspicaci, se naturalmente questo viene chiaramente e onestamente spiegato al paziente durante una visita medica, capire che il numero di follicoli disponibili corrisponde ad una quantità limitata. Non è possibile prelevare con queste tecniche oltre una certa percentuale di follicoli per non andare a rendere inaccettabile la zona donatrice per troppa rarefazione di capelli.

I limiti di soddisfazione legati ad un numero di follicoli limitato

Sapendo quindi che il numero di follicoli prelevato è per forza limitato, si puo ben comprendere che le possibilità di restauro sono legate a questo numero , che è quello e non è estensibile, e che quindi ha la potenzialità di ricoprire in maniera soddisfacente solo una certa superficie. Non di pù. Quando tutti gli innesti asportabili sono stati utilizzati, allora la superfice che è restata scoperta tale rimane. Non c’è scelta. E le delusioni possono essere molto grandi, perchè il trapianto fatto con queste tecniche non è un miracolo: ridistribuisce solo quello che il paziente è in grado di mettere a disposizione del chirurgo. Nulla di più.

Zona donatrice dopo il trapianto : cicatrici e diradamento

Senza parlare poi delle condizioni in cui rimane la zona donatrice, che a seconda della tecnica utilizzata presenta cicatrici o diradamenti diffusi dei bulbi piliferi tali da non permettere più di portare i capelli tagliati corti. Una volta capito il concetto, che è lo stesso per tutte le tecniche di trapianto più conosciute, allora possiamo capire bene se il nostro trapianto di capelli ci porterà ad avere un risultato soddisfacente o no. Bisognerebbe allora avere più bulbi piliferi a disposizione per poter coprire più superficie calva. Ma come, se questi bulbi sono in numero definito e limitato?

La tecnica HST PL FUT o la moltiplicazione dei follicoli

A questo punto sarebbe interessante di conoscere una terza tecnica di autotrapianto, una tecnica che da anni è praticata in Europa del nord, Olanda, Regno Unito, Francia Germania. Con più di 15000 interventi realizzati in qualche anno questa tecnica si chiama HST che significa Hair Stemcell Transplantation o PL FUT o Partial Longitudinal Follicular Unit Transplantation ed è la sola a utilizzare solo porzioni di follicoli donatori per realizzare il trasferimento in zona ricevente. In poche parole, prelevando solo una porzione di follicolo invece che la totalità dello stesso, è stato dimostrato in studi scientifici realizzati in vitro come in vivo, pubblicati nelle più prestigiose riviste mediche mondiali, che entrambe le porzioni di bulbo, la prelevata e la restante, rigenerano esattamente gli stessi capelli originariamente presenti nel bulbo intero.

Divisione delle cellule staminali pilifere per prelievo parziale

Si è dimostrato infatti come le cellule staminali pilifere contenute in un follicolo, se suddivise in due gruppi agendo con uno strumento di dimensioni ridottissime, dell’ordine di 0,5 millimetri, cosentono a ciascuno dei due gruppi di ricostituire un follicolo intero, ciascuno delle stesse caratteristiche di quello originario indiviso. Anche un non addetto ai lavori comprende con facilità che questa ricrescita di due follicoli a partire di uno stesso follicolo, significa che il numero di follicoli disponibili al prelievo aumenta.

Restauro di zone ampie di calvizie

Questo significa e si comprende chiaramente che applicando questa tecnica ad ampie superfici di calvizie da restaurare possono essere ricoperte progressivamente intervento dopo intervento. Il limite non è più nel numero di follicoli disponibili, visto che da questi si possono generare altri follicoli, e quindi avere a disposizione sempre nuove quantità donatrici per restaurare le superfici irrestaurabili con le altre tecniche. Quando uno viene a conoscenza della tecnica HST considera ogni altra tecnica come insoddisfacente o addirittura nociva.

Modalità di intervento con tecnica HST

Intervenendo su ogni follicolo con aghi o punch di 0,5 millimetri, si ha chiaramente idea di quanto miniaturizzato sia questo intervento, di quanto ridotte siano le ferite dovute al prelievo. Questo significa un tempo per rimarginare dell’ordine di due giorni: senza sanguinamento né bendaggi. La micro implantazione che si ottiene, viste le dimensioni cosi ridotte degli innesti, riesce a ricostruire un vello capillare estremamente denso e quindi di aspetto estremamente naturale. Dopo un ciclo di crescita di circa nove mesi, la zona donatrice avrà riconquistato la precedente densità di capelli, una volta che tutti i follicoli che hanno subito un prelievo parziale hanno rigenerato quanto estratto. Da una zona donatrice rigenerata a nuovo si puo quindi procedere periodicamente a prelevare altri innesti per continuare a restaurare le zone che ne hanno bisogno. Il risultato è quindi incomparabile con quello ottenuto con altre metodiche: non vengono spostati e ripartiti i follicoli esistenti, ma vengono moltiplicati quelli da cui si preleva una porzione contenente cellule staminali. Questa metodologia è stata oggetto di brevetto ed è praticata in cliniche chiamate Hair Science Clinic. L’ultima di esse è sorta a Milano.

Il sito internet per ulteriori informazioni è www.hasci-italia.it trapianto di cellule staminali

A cura di Hair Science Clinic Milano
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