Un aumento più che doppio di casi di pubertà precoce nel 2020. È (anche) questo uno degli effetti del Covid. A dirlo sono due studi italiani che hanno messo a confronto le diagnosi di pubertà precoce nel 2020 con quelle degli anni precedenti. Il primo studio, condotto dalla Fondazione Meyer dell’Ospedale di Firenze (noto centro di riferimento a livello nazionale per l’infanzia e l’adolescenza) e pubblicato a novembre 2020 sull’Italian Journal of Pediatrics ha evidenziato un incremento significativo sia di nuove diagnosi di pubertà precoce (37 nel 2020 contro 89 nel precedente quadriennio) sia di più rapida progressione dello stadio di pubertà nelle bambine che avevano già ricevuto una diagnosi prima del 2020. Parallelamente, durante il periodo di lockdown in entrambi i gruppi di bambine si è rilevato anche un incremento significativo del BMI (indice di massa corporea) e dell’utilizzo dei dispositivi elettronici (da una media di 1,6 ore al giorno prima del lockdown a una di 3,9 ore durante). Il secondo studio dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma ha riportato, invece, un aumento dei casi che chiedevano una consulenza per la pubertà precoce (246 pazienti nel 2020 rispetto ai 108 del 2019), con un incremento del 108%. «Questi dati suggeriscono che, in questo lungo periodo di incertezza legato alla pandemia, i medici dovrebbero essere attenti in modo particolare ai segni e sintomi della pubertà precoce e proporre alle famiglie strumenti per il controllo dei fattori di rischio, quali l’eccessivo introito calorico, il sovrappeso, la sedentarietà e un utilizzo smodato dei dispositivi elettronici» sottolinea la dottoressa Federica Brunetti, ginecologa.

Dottoressa Brunetti, quali sono i segnali che il proprio figlio o figlia stanno entrando nella pubertà?
La pubertà è un complesso processo di trasformazione del corpo umano che, attraverso una serie di interazioni tra il sistema neuroendocrino e ormonale, accompagna bambine e bambini dall’infanzia all’adolescenza, con una crescita in statura e lo sviluppo di quelli che vengono definiti i caratteri sessuali (femminili e maschili). Le tappe fondamentali di questo processo comprendono, per quanto riguarda le bambine, lo sviluppo delle mammelle (telarca), dei peli pubici (pubarca) e ascellari e infine della prima mestruazione (menarca); nei bambini invece si assiste alla crescita dei testicoli e del pene e alla comparsa dei peli pubici e ascellari. Tutti questi cambiamenti vengono classificati in diversi stadi secondo la classificazione di Tanner, che prevede diverse scale con punteggio a seconda delle caratteristiche specifiche dello sviluppo delle mammelle (B), della crescita dei genitali maschili (G) e della peluria per entrambi i generi (PH). Naturalmente la transizione verso l’adolescenza non comporta solamente cambiamenti dal punto di vista fisico ma anche cognitivo e psico-sociale.

Quando si parla di pubertà precoce? 
È stato riportato che l’età media per i primi segni di pubertà è di circa 10,5 anni nelle ragazze (con un intervallo da circa 8 a 12 anni) e di circa 11,5 anni nei ragazzi (con un intervallo da circa 9 a 13 anni). La pubertà precoce viene invece definita quando l’età della pubertà è anticipata di oltre 2 deviazioni standard dall’età media della popolazione di riferimento o quando lo stadio di Tanner B2 si manifesta sotto gli 8 anni nella bambina o lo stadio G2 sotto i 9 nel bambino.

Quali sono i fattori che possono incidere sull’anticipo della pubertà?
Il processo di trasformazione verso la pubertà è l’esito dell’interazione di plurimi fattori genetici e ambientali. I fattori genetici hanno un notevole peso nel determinare l’età della pubertà: l’età al menarca della madre rappresenta uno dei principali fattori predittivi dell’età al menarca delle figlie. Un altro fattore importantissimo è costituito dal peso corporeo; tradizionalmente è stato correlato un valore soglia di peso corporeo al di sopra del quale lo sviluppo puberale può avvenire e viceversa al di sotto del quale l’organismo non può mettere in atto i processi di transizione verso la pubertà. Tipicamente, in condizioni di denutrizione o malnutrizione, si assiste a un ritardo significativo dello sviluppo puberale, soprattutto nelle femmine. Al contrario, l’aumento della prevalenza di obesità nella popolazione pediatrica può in parte spiegare il progressivo abbassamento dell’età dello sviluppo. Tra i fattori ambientali, oltre al peso corporeo e allo stato nutrizionale, ci sono le condizioni di salute generali, l’attività fisica svolta, le abitudini alimentari durante l’infanzia (e anche materne in gravidanza), lo stato psicologico e l’esposizione ad agenti d’interferenza esterni come gli agenti chimici e l’esposizione ai campi elettromagnetici. 

I dati demografici europei degli ultimi decenni mostrano un trend in progressivo calo dell’età media alla pubertà, che è passata dai 17 anni all’inizio del XIX secolo ai circa 13 anni verso la metà del XX secolo, con un tasso di riduzione progressivamente più lento col passare del tempo. Una recente meta-analisi pubblicata nel 2020 su Jama Pediatrics elaborata da un gruppo di ricerca dell’Università di Copenaghen ha esaminato la tendenza all’inizio dello sviluppo del seno nelle bambine e ha notato una diminuzione di 0,24 anni per decennio in tutto il mondo negli ultimi 36 anni.

A cura di Elena Buonanno
con la collaborazione della dott.ssa Federica Brunetti
Specialista in Ginecologia ed Ostetricia Presso Casamedica Bergamo