L’evoluzione lenta ma positiva (e per certi versi sorprendente) di Gianluca Romelli, veterinario di 62 anni che si è scoperto autore.
La sua rieducazione alla parola è passata dalla letteratura, perché mettendo per iscritto alcuni racconti legati alla sua vita professionale (poi pubblicati all’interno di due libri, con un terzo che sarà presto pronto) ha ritrovato quel filo del discorso che sembrava perso per sempre. È una storia di malattia con un’evoluzione lenta ma positiva quella di Gianluca Romelli, 62 anni, veterinario. Era contitolare di due studi, a Clusone e Castione, ora li ha ceduti al suo socio, a cui dà saltuariamente una mano quando c’è bisogno: in caso di interventi chirurgici, soprattutto. «Nella mia vita ho sempre fatto visite nelle stalle della valle e ho incontrato personaggi di ogni tipo». Ed è da questo materiale ricco di aneddoti che ha poi preso vita la sua fertile attività di narratore.

Cinque anni fa Romelli viene colpito da un ictus. Una mattina si alza dal letto e dice alla moglie delle frasi scomposte. Lei, psicologa, capisce immediatamente cos’è accaduto e chiama i soccorsi. «Sono stato ricoverato in terapia intensiva al Papa Giovanni, e poi spostato in neurologia. Una volta dimesso, mi sono ritrovato incapace di parlare, leggere, scrivere ma anche camminare. La parte fisica l’ho recuperata abbastanza velocemente, mentre per il linguaggio c’è voluto molto più tempo».

La fisioterapia fisica dura alcuni mesi, la rieducazione alla parola passa per logopedisti e psicologi. «Ho recuperato anche un libro delle elementari per riprendere tutto dal principio. Il processo è stato ovviamente accelerato, perché le cose io le avevo già in testa, semplicemente non riuscivo a esprimerle».

La ripresa, quindi, passa anche dalla scrittura, inizialmente con frasi semplici, quindi con riassunti di articoli di giornale. «Poi è nata l’idea di scrivere racconti della vita di veterinario, un’aspirazione che già avevo prima dell’ictus, perché di aneddoti divertenti ne ho collezionati numerosi nel mio lavoro». Per partorire il primo racconto ci vuole una settimana, che è comunque un grandissimo risultato per una persona che a un certo punto ha pensato di non poter più né leggere né scrivere. Poi le cose iniziano ad andare decisamente meglio e con esse la lunghezza e complessità delle opere letterarie. «Dai fini terapeutici si è passati alla pubblicazione vera e propria, perché gli scritti sono stati giudicati come un buon materiale dagli editori» dice con orgoglio Romelli.

Da allora sono usciti già due libri per Silele Editore, “Storie di un veterinario all’ombra della Presolana. Racconti di persone, animali e montagne” e “La pazienza del picchio. Storie di un veterinario di montagna”, e a breve sarà a disposizione il terzo. «Ogni tanto mi chiamano anche per conferenze o congressi: faccio molta fatica a parlare in pubblico, anche perché talvolta m’inceppo e non ne esco più, ma non mi tiro indietro». Romelli, a scrivere, ci ha preso parecchio gusto, scoprendo una capacità e una passione che prima, per colpa dello stress e degli impegni della vita di tutti i giorni, non era minimamente riuscito a coltivare.

A livello orale, quando il discorso resta sul generico, la parola di Romelli segue abbastanza fedelmente il pensiero. Più difficile quando si entra nel campo dei nomi propri: «Lì rallentamenti ed esitazioni fioccano» racconta. Ma con il tempo che concede la scrittura, questo gap si annulla.

«Quando sono stato portato in ospedale, quella mattina di 5 anni fa, l’ictus era già in stato avanzato: una zona del cervello era andata perduta, ma il centro di linguaggio, col tempo, si è formato in un’altra area della materia grigia, trasformandomi addirittura in un’altra persona: ragiono diversamente e agisco diversamente da prima, me ne rendo conto io stesso. E me lo fanno notare i miei cari».

Il veterinario-scrittore ha ancora tanti problemi, prende molti farmaci, ma conduce una vita pressoché normale. Lavora molto meno di prima: fa giusto qualche intervento. E continua a scrivere, tant’è che dopo la trilogia da veterinario vorrebbe cimentarsi in un altro campo letterario, anche se non ha ancora scelto verso quale direzione indirizzare il suo percorso di ripresa.

A cura di Claudio Gualdi