«L’autismo, che in Italia colpisce 1 bambino su 100, compromette la comunicazione sociale di chi ne soffre. Spesso, poi, a complicare le cose intervengono manifestazioni comportamentali problematiche di diversa entità, tra cui comportamenti stereotipati, interessi ristretti e apparente scarsa attrazione verso le interazioni con gli altri. In questi casi, lo psicologo esperto in Aba (Applied Behavior Analysis) attraverso l’osservazione sistematica del comportamento programma un intervento educativo specifico mirato a sostituire progressivamente il comportamento problematico con un comportamento alternativo, di identico scopo ma socialmente accettabile». Chi parla è Giulia Lauretta, psicologa. L’abbiamo incontrata per conoscere meglio l’Aba, o analisi applicata del comportamento, metodologia messa a punto più di quarant’anni fa in cui i principi dell’analisi del comportamento vengono applicati per migliorare i comportamenti socialmente significativi, che vede nell’autismo uno degli ambiti di applicazione più interessanti e con maggiore efficacia.

L’analisi del comportamento, o Behavior Analysis, è la scienza che studia le particolari relazioni psicologiche tra un organismo e il suo ambiente

Dottoressa Lauretta, che tipo di comportamenti problematici manifestano in genere i bambini con autismo?
Per rispondere a questa domanda è utile fare una premessa e cioè che, a ben osservare, ogni comportamento problematico è sempre l’esteriorizzazione di un bisogno sottostante (ricerca di un bene fisico, affetto, autostimolazione). Se infatti un bambino senza autismo apprende naturalmente che ogni sua necessità può essere espressa e accolta facilmente attraverso la parola, i bimbi con autismo spesso non accedono al linguaggio e dunque sperimentano strategie alternative per farsi comprendere. Apprendono, ad esempio, che mostrare un comportamento socialmente non appropriato (come buttarsi per terra) può essere una buona modalità per ottenere l’attenzione degli adulti. Su questa base i piccoli possono esibire un ventaglio di comportamenti problematici differenti, che suscitano frequentemente reazioni di rabbia e impotenza nei genitori. A sua volta, il bimbo che non si sente compreso prova un sentimento di frustrazione che può essere espresso con aggressività diretta verso se stesso o gli altri. Il contesto circostante (scuola o famiglia) ha un ruolo fondamentale: può andare a rinforzare o estinguere la frequenza di questi tentativi di comunicazione; per questo è fondamentale affidarsi a un esperto nel campo che possa osservare la situazione, riconoscere la finalità di un dato comportamento problematico e trovare un compromesso per mediarlo. Un buon intervento riabilitativo deve quindi cercare di eliminare i comportamenti problematici, predisponendo allo stesso tempo una serie di supporti che possano facilitare il bambino a esprimere i suoi bisogni nel modo corretto. Ed è qui che scende in campo l’Aba.

In che modo va a lavorare questa tecnica?
La “Linea guida 21 per Il trattamento dei Disturbi dello Spettro Autistico (Asd) nei bambini e negli adolescenti”, basata sulle prove di efficacia evidence based è chiara nel sottolineare le prove a sostegno dell’efficacia dell’approccio comportamentale dell’Aba. Gli interventi sono mirati da un lato a migliorare la comunicazione sociale e i comportamenti problematici (ad esempio auto-lesioni, comportamento aggressivo), dall’altro ad aiutare le famiglie a interagire con i loro figli, incrementando il livello di soddisfazione dei genitori ed il benessere emotivo della rete familiare. Esistono dunque degli interventi che permettono di lavorare nella quotidianità del bambino, potenziando quelle competenze che possono migliorare giorno dopo giorno la sua qualità di vita, ed accompagnarlo verso la maturità.

Cosa è
“Una sindrome comportamentale, causata da un disordine dello sviluppo biologicamente determinato, con esordio nei primi tre anni di vita. Le aree prevalentemente interessate sono quelle relative all’interazione sociale reciproca, all’abilità di comunicare idee e sentimenti e alla capacità di stabilire relazioni con gli altri” (fonte: Società Italiana di Neuropsichiatria Infantile Sinpia) 

A cura di Giulia Sammarco
con la collaborazione della Dott.ssa Giulia Lauretta
Psicologa Clinica Esperta in Autismo e Analista del Comportamento presso Terra d’Europa Onlus Pedrengo (BG)