“Mamma, dov’è adesso il nonno? Ma poi torna?”. “Dov’è il nostro cane, perché non gioca più con me?”. “Cosa succede quando si muore?”. Prima o poi arriva il momento in cui i bambini fanno queste domande ai genitori. Può succedere quando viene a mancare una persona cara o così, senza un motivo apparente. E non sempre per i grandi è facile trovare le risposte giuste. Meglio “addolcire” con una mezza verità a fin di bene oppure affrontare l’argomento in modo diretto? Ecco i consigli della dottoressa Emanuela Zini, psicologa e psicoterapeuta.

Dottoressa Zini, come si fa a spiegare ai bambini la morte, in modo che possano comprenderla, senza creare false aspettative o al contrario angosce eccessive?
Spesso la difficoltà di spiegare la morte ai più piccoli si traduce in frasi poco adeguate: “il nonno riposa per sempre”, “andrà molto molto lontano”, “sembra che stia dormendo”. È preferibile, invece, utilizzare altre modalità che evitano di creare confusione e dubbi, o, a volte, angosce. Questo perché i bambini prendono alla lettera le parole degli adulti con il rischio di fraintendere e di aver paura, per esempio, nell’andare a dormire o temere che la mamma che si reca al lavoro o il papà in trasferta non tornino più. Anche se può apparire “crudele”, è meglio fornire una chiara spiegazione di ciò che è accaduto e i motivi per cui il caro non tornerà più. Se si tratta di una malattia, è utile far capire la differenza tra un comune problema di salute e uno che porta alla perdita della persona cara. Lo stesso in caso di incidente: uno mortale è diverso da uno in cui non ci sono feriti o morti. Un bambino, se non conosce la differenza, potrebbe creare continuamente connessioni tra le esperienze quotidiane e la morte del familiare. Dopo una spiegazione iniziale relativa alla morte è consigliabile attendere le domande del bambino. Non sempre arrivano in tempi brevi, ma a volte anche qualche mese dopo: “Cosa fa il papà in paradiso?”, ”Perché la mamma se ne è andata senza salutarmi?”, “Ma la nonna come fa a vedermi da lassù?”. Quello che il bambino chiede fornisce un’indicazione di ciò che è capace di concettualizzare e tollerare. È indispensabile rispondere alle domande e parlare della persona defunta perché ciò gli permetterà di esprimere quello che ha necessità di sapere, nel rispetto dei suoi tempi. I bambini potrebbero domandare in maniera esplicita la ragione della morte di una persona cara, ma potrebbero anche non chiederlo affatto, per il timore della risposta. Occorre, quindi, giungere a un equilibrio in cui la tematica morte non è né evitata né esasperata. In associazione a ciò è importante far riferimento alle credenze rispetto a dopo la morte (religiose, culturali, spirituali, filosofiche) che variano da famiglia a famiglia. Uno spunto molto utile per parlare di morte ai bambini sono libri e cartoni animati. Se prendiamo i secondi, la morte è rappresentata in “Il re leone” e “Coco”. Ne “Il re leone”, la morte del re Mufasa è dettagliata e realistica, come lo è l’elaborazione del lutto di Simba, che parte per un viaggio con la speranza di dimenticare, ma solo attraversando il dolore e tornando nella sua terra d’origine può avvenire la vera elaborazione. In “Coco”, invece, Miguel, il protagonista, scopre che i morti, finchè qualcuno li rievoca, continuano a vivere nell’aldilà, e che il contatto con i cari defunti, anche se solo attraverso i ricordi, permette di mantenere il legame con loro.

Dalle lettere al libro dei ricordi: gli aiuti per elaborare il lutto Libri: magnifico strumento per identificare e nominare i sentimenti. A volte però, alcuni bambini si rifiutano di ascoltare, ciò indica che non sono ancora pronti e tale rifiuto va rispettato.
Raccontare delle storie: raccontare un tema (morte) che si avvicina alla storia del bambino, ma riferendosi ad un personaggio inventato e immaginario, consente di tollerare delle emozioni che i bambini potrebbero vivere come troppo invasive se riferite in maniera troppo diretta.
Scrivere lettere: i bambini/ragazzi più grandi potrebbero essere aiutati dallo scrivere alla persona deceduta, perché farlo implica trasferire in parole i sentimenti di angoscia, tristezza, amore, rabbia e dargli uno spazio.
Costruire un libro dei ricordi: simboleggia un luogo in cui il bambino esprime i sentimenti relativi alla morte della persona cara, attraverso parole (racconti, lettere), disegni o fotografie.

Quali reazioni può causare la “consapevolezza” della morte da parte dei più piccoli e come gestirle?
In genere le più frequenti sono la protesta, la tristezza, l’intensificazione delle ansie, la rabbia, la regressione nel funzionamento dello sviluppo, nuove paure come quella del buio, di stare da soli etc.. In questi casi è necessario non sminuire le reazioni del bambino, ma empatizzare con lui e soprattutto con il suo bisogno di protezione. I bambini piccoli e in età prescolare, poi, possono esprimere i loro timori sia a livello verbale sia non verbale, sviluppando paure riconducibili a domande come “mi abbandoneranno altre persone che amo?”, “morirò anche io?”, “sono stato io a causare la morte?” o affermazione come “voglio morire così posso stare con la mamma”. È importante innanzitutto rassicurarli ed enfatizzare le relazioni attuali e le attività piacevoli, senza togliere importanza alla persona persa, in modo da cercare di ristabilire un equilibrio, ricordando al bambino il piacere di essere vivi. Il processo di elaborazione del lutto da parte del bambino avviene in modo più adeguato se il contesto ambientale e sociale rimane invariato: le abitudini quotidiane, spesso, sono connesse con la relazione che aveva con la persona cara (genitore, nonni, parenti vicini) ed è importante mantenerle perché rimangono un punto fermo e stabile, in mezzo al dolore e alle sensazioni di fragilità e impotenza della perdita. Infine, bisogna dare tempo al cuore del bambino per ritrovare la serenità, spiegandogli che a volte potrebbe non pensare alla persona che è morta ma questo non significa averla dimenticata.

a cura di Elena Buonanno
con la collaborazione della dottoressa Emanuela Zini
Psicologa e Psicoterapeuta Studio di psicologia Ambivere