Negli ultimi mesi il lavoro e la scuola a distanza si sono trasformati da situazioni di nicchia o futuribili a realtà, una realtà né scelta né pianificata che ha messo alla prova le coppie.
L’avvento improvviso del lavoro a distanza durante il lock down per molte coppie ha significato un cambiamento radicale delle proprie abitudini. Nel giro di poche settimane, infatti, si è passati dal vedersi in alcuni momenti della giornata allo stare a contatto quasi esclusivo per la maggior parte del giorno, per lo più confinati all’interno delle mura domestiche. Un completo ribaltamento della vita a due, solitamente alimentata e arricchita anche dalla presenza di sfere di individualità, come appunto il lavoro. Finito il lock down molti hanno continuato a lavorare a distanza, tuttavia le modalità facilitate di attivare il lavoro agile cessano il 15 ottobre. Dal 16 ottobre, salvo proroghe dello stato di emergenza per Covid-19, lo smart working dovrà essere autorizzato attraverso un accordo scritto tra dipendente e datore di lavoro. In questa cornice di estrema variabilità, si ipotizza che continueranno a essere numerose le famiglie in cui almeno uno dei due partner lavorerà a distanza. Stiamo assistendo a un cambiamento importante del modo di concepire e vivere il lavoro, che potrà avere risvolti anche sulla vita di coppia, sempre più scandita da un “prima” e un “ora” innegabilmente diversi. La dottoressa Eleonora Negri, psicologa e psicoterapeuta, ci aiuta a capire che impatto le nuove modalità di lavoro hanno sulle coppie italiane.

Dottoressa Negri, quale cambiamento c’è stato?
Prima della pandemia chi viveva insieme si salutava solitamente la mattina per ritrovarsi a fine giornata. Spesso il tempo da dedicare alla relazione era inferiore a quanto si desiderasse ed era proprio questa carenza a creare affanno e, talvolta, conflitti. Si litigava perché ci si vedeva poco, insomma. Ad oggi, invece, molte coppie sono immerse in una dimensione totalmente inedita: il tempo dell’incontro, dedicato all’ascolto dell’altro e al racconto reciproco della propria giornata, ha ceduto il passo ad una condivisione di spazi talvolta insidiosa. Già, perché le riunioni lavorative ai tempi del Coronavirus si svolgono in cucina, mentre il partner nella stanza accanto è impegnato in mansioni altrettanto importanti. Il momento del pranzo con i colleghi si è trasformato in un pasto da soli o in coppia e lo stesso vale per la pausa caffè. La dimensione lavorativa è diventata un tutt’uno con lo spazio domestico; un ambito prettamente personale ha letteralmente invaso le mura casalinghe. In queste circostanze la coppia rischia di diventare una dimensione totalizzante. Come se non bastasse, questa fusione è avvenuta in modo improvviso e senza possibilità di scelta. L’obbligatorietà e la velocità con cui questa novità è stata introdotta, infatti, hanno reso il processo di adattamento ancora più complicato. Si pensi inoltre al fatto che ognuno si sta interfacciando allo stravolgimento della propria routine e di quella della persona convivente contemporaneamente. Una transizione veramente impegnativa, in grado di mettere alla prova anche gli equilibri più consolidati. Oggi, quindi, si litiga perché ci si vede molto, persino troppo.

E se è solo uno dei partner a lavorare da casa?
Gli screzi non mancano anche nei casi in cui lo smart working é appannaggio esclusivo di uno dei due membri della coppia. Spesso chi si reca fisicamente al lavoro considera erroneamente il partner che lavora da casa “avvantaggiato”. Ed è in situazione come questa che rischia di farsi involontariamente strada l’aspettativa che sia lui/lei ad occuparsi delle faccende domestiche e magari anche dei figli. Chi resta a casa, d’altro canto, si dipana tra mille mansioni e può arrivare ad invidiare il partner che, in ufficio, ha il privilegio di potersi concentrare esclusivamente sul lavoro.

Come affrontare al meglio lo stravolgimento di cui siamo protagonisti in questi mesi? Esiste la possibilità, per le coppie, di uscire indenni da questa fase di continui cambiamenti?
Certamente sì. Stiamo affrontando una situazione del tutto nuova, che richiederà un processo di adattamento laborioso e caratterizzato da continui rimaneggiamenti. Sperimentare fatica e sentirsi a tratti disorientati è del tutto fisiologico. Condividere questi vissuti all’interno della coppia può rappresentare una base per un confronto costruttivo. Scoprire che l’altro prova le nostre stesse paure aiuta a non sentirsi soli, a riscoprirsi entrambi forti, ma allo stesso tempo vulnerabili. Questo ci spinge a prenderci cura della persona che si ama, ad adottare un atteggiamento più comprensivo. Un rapporto cresce e si realizza interfacciandosi alle varie situazioni della vita: per questo motivo il partner può rappresentare un valido alleato nel far fronte ai cambiamenti derivanti da una situazione così complessa. I momenti critici come quello attuale fanno appello al senso di responsabilità e cooperazione: la coppia è un’entità di cui prendersi cura anche attraverso piccoli gesti quotidiani, come la gestione condivisa degli spazi e dei tempi, o la suddivisione dei compiti. Specialmente in questa fase, programmare insieme la routine giornaliera può proteggere il rapporto da eventuali screzi. All’interno di una cornice caratterizzata in gran parte da compresenza può essere utile anche cercare di attribuire creatività ai momenti insieme, affinché rappresentino sempre un’occasione, non qualcosa di scontato, né un ripiego. Al tempo stesso, lavorare in due da casa non comporta automaticamente una rinuncia totale a momenti di individualità. Ritagliarsi del tempo per dedicarsi da soli ad attività che piacciono, dalla lettura allo sport a qualsiasi passatempo gradito, può dare respiro alla relazione e contribuisce a creare un equilibrio tra condivisione e indipendenza. Questa fase di transizione vede le coppie impegnate nel costruire in equilibrio nuovo: un compito non immediato ma che, se ben gestito, svelerà il suo lato evolutivo, trasformandosi in un’autentica occasione di crescita per la relazione.

A cura di Lella Fonseca
con la collaborazione della dott.ssa Eleonora Negri
Psicologa e Psicoterapeuta
A Mozzo