Conosciuta anche come “malattia del bacio”, la mononucleosi infettiva è una delle più “strane” malattie virali dell’adolescenza: strana perché l’abbiamo avuta tutti, quasi sempre senza accorgercene, perché si può confondere con altre malattie (la tonsillite batterica soprattutto) e anche perché ha un lungo periodo di incubazione e, a volte, dura molto. Forse è per via di questa stranezza che gode di una cattiva (e non meritata) fama e il solo pronunciare il suo nome fa più paura di quanto non dovrebbe. «La mononucleosi è causata da un virus, il Virus di Epstein-Barr (EBV), di cui esistono almeno due varietà (sierotipi). Al contrario delle altre malattie infettive però è poco contagiosa: questo fa sì che si presenti spesso nei bambini più grandi e negli adolescenti» osserva il dottor Sergio Clarizia, pediatra.

Dottor Clarizia, come si manifesta questa infezione?
In generale, i sintomi della mononucleosi di solito non compaiono fino a quattro o sei settimane dopo l’esposizione e possono includere:
> gola infiammata;
> placche peritonsillari;
> linfonodi gonfi (nel collo e possibilmente anche nell’inguine e nelle ascelle);
> febbre;
> rash cutaneo.
Negli adolescenti spesso può manifestarsi anche sensazione di stanchezza e debolezza, mal di testa, perdita di appetito e milza gonfia. I neonati e i bambini piccoli, invece, di solito hanno sintomi lievi o nessun sintomo.

Cosa causa la mononucleosi?
Il virus di Epstein-Barr (EBV) causa la maggior parte dei casi di mononucleosi, sebbene anche altri virus possano causarlo. All’età di 35 anni la maggior parte degli adulti risulta essere stata esposta all’EBV. Una volta che si è stati esposti, il corpo sviluppa l’immunità al virus e non si può più contrarre l’infezione.

Come si diagnostica?
A livello clinico questa infezione presenta una sintomatologia abbastanza tipica, ma tuttavia potrebbe essere confusa con altre malattie infettive, che presentano sintomi analoghi (come l’epatite virale, la rosolia, la malattia da citomegalovirus). Pertanto una diagnosi certa si raggiunge soltanto mediante la constatazione della presenza di linfociti caratteristici nel sangue (linfocitosi) associata a test anticorpali e riscontri sierologici (presenza di anticorpi eterofili circolanti e/o anticorpi diretti contro proteine specifiche di EBV).Per confermare il sospetto di malattia che deriva dall’aumento dei globuli bianchi, sono quindi indicati esami ematologici e immunologici specifici, tra cui: esame emocromocitometrico, monotest, ricerca degli anticorpi anti-EBV VCA, ricerca degli anticorpi anti-EBV EA.

"La mononucleosi infettiva, nota anche come mono, o “malattia del bacio”, perché trasmessa attraverso la saliva, è più spesso osservata negli adolescenti e nei giovani adulti”

È una malattia pericolosa?
La mononucleosi è raramente pericolosa, ma la complicanza più comune è la rottura della milza, che è un’emergenza medica. Ecco perché i medici consigliano a chi ha la mononucleosi di evitare gli sport di contatto per un mese circa: un colpo alla milza già gonfia potrebbe farla aprire. Altre complicazioni includono infiammazione del fegato, ittero e tonsille gonfie. In altri rari casi, la mononucleosi può interessare altre parti del corpo come il sangue, il sistema nervoso centrale o il cuore. La malattia può essere molto più grave o addirittura pericolosa per la vita nei bambini e adolescenti che hanno un sistema immunitario indebolito, ad esempio in quelli con HIV/AIDS.

È possibile prevenirla?
Il modo migliore per prevenire l’infezione è evitare le persone che ne sono affette. Ma è più facile a dirsi che a farsi, dal momento che molte sono contagiose senza mostrare alcun sintomo. Nel caso di bambini piccoli è bene tenerli a casa dall’asilo nido fino a quando la febbre non è passata e non permettergli di condividere tazze o utensili con i fratelli.

In cosa consiste la cura?
Il cardine del trattamento è la terapia di supporto. Il paracetamolo o i farmaci antinfiammatori non steroidei sono raccomandati per il trattamento di febbre, mal di gola e malessere. Anche la somministrazione di liquidi e nutrizione adeguati è importante. È prudente inoltre riposarsi sufficientemente, sebbene non sia necessario stare a letto. 

A cura di Elena Buonanno
con la collaborazione del dott. Sergio Clarizia
Specialista in Pediatria Pediatra di Famiglia a Bergamo e presso Politerapica Seriate