Marina, manager di una multinazionale; Alan, giovane rapper emergente; Pietro, cassiere di banca da oltre 20 anni. Che cosa hanno in comune? Marina da qualche mese ha una fastidiosa dermatite alle orecchie. Alan non riesce più a tollerare i suoi piercing. Pietro ha le mani piene di tagli. Quello che li accomuna è l'allergia al nichel.

La forma di allergia più diffusa
Il nichel è un metallo argenteo del gruppo del ferro. Il barone Cronstedt lo ottenne casualmente nel 1751 tentando di estrarre rame dalla niccolite e lo battezzò in questo modo forse a partire da una parola tedesca che significa "folletto" o "diavoletto". Da allora il nichel è stato ampiamente utilizzato, da solo (batterie ricaricabili, catalizzatori, monete…) o in leghe; quest'ultimo è ormai l'uso prevalente, per la capacità che ha di conferire resistenza alla corrosione e al calore ai metalli con i quali viene combinato. Oggi quella al nichel è l'allergia più diffusa e interessa circa il 10% della popolazione, con maggiore frequenza nel sesso femminile e nei fumatori e negli ex-fumatori (per ragioni non del tutto chiarite).

I sintomi: dalle bollicine al mal di testa (nei casi più gravi)
La forma più comune è una dermatite che colpisce le aree soggette a contatto ripetuto e prolungato con la sostanza. La pelle si arrossa, possono comparire vescicole (bollicine contenenti un liquido chiaro), successivamente la pelle può diventare secca, desquamare e formare piccoli tagli (ragadi); di solito al rossore si accompagna anche un intenso prurito. Molto più rara è la cosiddetta dermatite da contatto sistemica, con manifestazioni diffuse sulla cute (anche in aree non a contatto con il nichel) e sintomi generali come cefalea, malessere, dolori articolari, febbre, che può insorgere quando determinati soggetti sono esposti al nichel per bocca o per via respiratoria.

Attenzione a cinture, monete e telefonini
La sensibilizzazione al nichel avviene principalmente attraverso il contatto diretto della pelle con metalli che lo contengono: gioielli, elementi metallici di capi d'abbigliamento, montature di occhiali, bottoni di pantaloni, cinture, piercing (il rapper Alan) etc.. Più recentemente è stato dimostrato che anche alcuni computer portatili e telefonini possono rilasciare nichel (Marina, la manager che passa ore al cellulare). Il nichel può essere contenuto poi in creme, trucchi, saponi, anche se la diffusione di prodotti nichel-free è crescente e oggi è ormai possibile trovare con facilità prodotti sicuri. Esistono anche forme professionali di allergia al nichel che possono riguardare operai (soprattutto dell'industria elettronica) e lavoratori frequentemente a contatto con oggetti metallici contenenti nichel (meccanici, carpentieri, parrucchieri) o con le monete (Pietro, il cassiere di banca). Anche alcune protesi metalliche (ginocchio, anca) possono essere fonte di allergia al nichel, motivo per il quale oggi si utilizzano quasi esclusivamente leghe senza nichel.

Come si fa a diagnosticare l'allergia al nichel?
Sei allergico al nichel? Te lo dice il patch-test. A completamento dell'anamnesi e della valutazione dei segni clinici, il dermatologo può prescrivere l'esecuzione dei test epicutanei (patch-test). Si tratta di una metodica ampiamente utilizzata e standardizzata che consiste nell'applicare sulla cute del dorso una serie di sostanze (allergeni) in opportuna concentrazione per verificare a distanza di tempo (48-72 ore) l'eventuale comparsa di reazioni locali più o meno intense. La positività al nichel nei test epicutanei non vuol dire necessariamente che quella dermatite è causata dal nichel. I soggetti atopici per esempio possono risultare positivi al nichel, ma la loro dermatite è spesso indipendente dal contatto col metallo.

Quando il nemico di nasconde nel piatto
Il nichel è contenuto anche in molti alimenti. I più ricchi sono fagioli, ceci, broccoli, asparagi, piselli, frutta secca, vegetali e frutta in scatola, cacao, cioccolata, seguiti da cozze e ostriche, liquirizia e alcuni funghi. Può essere presente anche nell'acqua, soprattutto se calda e in quella che fuoriesce dal rubinetto dopo un prolungato periodo di non uso (ad esempio al mattino). Quanto influisca il nichel introdotto con la dieta nelle manifestazioni cutanee dell'allergia è però tuttora argomento di discussione e probabilmente ha importanza solo in alcuni individui. Una dieta povera di nichel può essere talora consigliata, anche se i suoi benefici sono di solito lenti e parziali.

La prevenzione? Passa anche dalle leggi
L'Unione Europea ha adottato (2001-2006) una normativa piuttosto restrittiva sul contenuto di nichel negli oggetti destinati a entrare in contatto in maniera prolungata con la cute; se applicata estensivamente, col tempo permetterà di ridurre l'esposizione della popolazione e quindi la comparsa di allergie. Nei Paesi come Danimarca e Svezia in cui una normativa simile è in vigore già da molti anni (1990-91) questo calo si è effettivamente verificato. Per i soggetti esposti professionalmente l'utilizzo di protezioni (ad esempio guanti) può essere utile parzialmente, perché ioni del nichel possono attraversarle. Come già detto, anche la riduzione dell'assunzione di nichel con la dieta si può rivelare in qualche caso utile. Sul fronte delle monete invece in area euro il contenuto di nichel è ancora piuttosto elevato e la sua riduzione appare difficile, per le proprietà che il metallo attribuisce alle monete stesse (riconoscibilità magnetica, difficoltà di falsificazione); il rischio comunque è riferito soprattutto ai soggetti professionalmente esposti a un contatto ripetuto e prolungato e non tanto alle persone comuni.

A cura del Dott. Paolo Sena
Specialista in Dermatologia ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo