Dopo vent’anni la classica ricetta rossa con la quale il nostro medico di famiglia ci prescriveva i farmaci, un accertamento o una visita specialistica, è andata in pensione. Al suo posto ora c’è la ricetta elettronica o meglio, come viene definita burocraticamente, la “ricetta dematerializzata”. Per il momento però la carta non è scomparsa del tutto: su un foglietto bianco c’è un piccolo promemoria ricevuto dal medico con tanto di numero a barre e di codice fiscale da consegnare al farmacista. Questo per ovviare a eventuali problemi di funzionamento della rete o della linea Internet. Il foglietto sparirà quando il sistema entrerà definitivamente a regime.

In pratica il nostro medico, per effettuare una prescrizione, si connette dal proprio computer a un apposito portale compilando la ricetta sullo schermo, identica a quella cartacea, con un codice a barre inserendo un Numero Ricetta Elettronica (NRE) che sarà associato al nostro codice fiscale aggiungendo in automatico anche eventuali esenzioni. Il sistema stampa un promemoria con il quale possiamo andare in farmacia: con i dati indicati sul foglietto il farmacista recupera la prescrizione on-line e ci consegna la medicina di cui abbiamo bisogno. «Ci vorrà ancora tempo perché sparisca anche la vecchia “fustella” da attaccare nei riquadri della ricetta rossa» spiegano alla FIMMG (Federazione Italiana Medici di Famiglia). «Anche se i codici della confezione infatti sono inseriti direttamente sul computer, ancora non è stato possibile determinare un meccanismo che annulli il valore della fustella rispetto alla necessità di identificare e distinguere i farmaci erogati a carico del Servizio Sanitario Nazionale da quelli che vengono invece pagati direttamente dal cittadino. Il procedimento nei prossimi mesi si diffonderà anche per le prescrizioni di esami e visite specialistiche visto che la ricetta elettronica sarà accettata anche da cliniche, ambulatori e ospedali. In questa prima fase, fino a dicembre 2017, sono però esclusi dal nuovo metodo alcuni farmaci come gli stupefacenti, l’ossigeno, le prescrizioni per erogazione diretta in continuità assistenziale, i farmaci con piano terapeutico Aifa» continua la FIMMG.

La ricetta elettronica vale in tutte le farmacie italiane sia pubbliche sia convenzionate. Questo significa che i farmaci potranno essere ritirati anche fuori dalle regioni di residenza. Una piccola rivoluzione soprattutto per chi viaggia spesso o lavora lontano da casa: fino ad oggi, ad esempio, una ricetta di un medico pugliese non valeva fuori dalla Puglia e chi si trovava fuori casa era costretto a pagare il medicinale per intero. Ora invece se ci troviamo fuori regione possiamo ricevere il nostro medicinale pagando il ticket previsto dalla nostra regione di residenza. «È un notevole vantaggio» ha spiegato il dottor Aurelio Sessa, presidente della Lombardia della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG). «Non solo per chi risiede in uno dei tanti comuni lungo un confine regionale in cui magari la farmacia aperta più vicina è nella regione accanto, ma anche per chi in estate è abituato ad andare in vacanza. Finora doveva portare con sé tutti i farmaci necessari e ora potrà invece portare solo il promemoria che sarà accettato dovunque».
Qualche dubbio però c’è. In particolare per l’efficienza del collegamento telematico tra medici, sistema centralizzato e farmacie. «È davvero un elemento critico. Nel complesso la ricetta elettronica mi pare un passo avanti importante che in un futuro prossimo verrà esteso anche alle ricette di esami e indagini radiologiche con la progressiva scomparsa anche del promemoria cartaceo che potrà essere sostituito completamente dalla tessera sanitaria» ha continuato il dottor Sessa. Qualche disagio sull’applicazione della ricetta elettronica non è escluso nemmeno dal segretario nazionale dei medici di famiglia FIMMG Giacomo Milillo. «La stessa cosa è avvenuta quando è partito il certificato di malattia elettronico. Dietro i vantaggi della dematerializzazione si cela però un rovescio della medaglia. Qualcuno ha confuso gli studi dei medici di famiglia con quelli dei CAF, i centri di assistenza fiscale, vista la mole di dati anagrafici, codici di esenzione dai ticket e in più il medico non potrà più contare sul supporto dell’assistente di studio che per il momento dovrà continuare a usare la ricetta rossa. In pratica il rischio è che tutti gli oneri ricadranno sul titolare dello studio con un aggravio di lavoro che significa tempo tolto alle visite e attese più lunghe per gli assistiti». Intanto la ricetta elettronica è una realtà. Ma attenzione, la sua validità è di soli 30 giorni.

a cura di LUCIO BUONANNO