L’influenza contratta in gravidanza si può curare? Quali farmaci si possono utilizzare senza esporre il feto a rischi? E in caso di raffreddore e tosse, quali sono i rimedi sicuri per mamma e bambino? Sono questi alcuni dei dubbi più frequenti tra le future mamme ora che l’ondata di influenza e virus parainfluenzali ha raggiunto il picco. Ne parliamo con il dottor Giuseppe Bacis, direttore Centro Antiveleni e Tossicologia, ASST Papa Giovanni XXIII.

Dottor Bacis, quali sono i farmaci indicati per una mamma in attesa in caso di influenza?
La terapia si basa essenzialmente sul riposo, l’assunzione di bevande e la somministrazione di farmaci sintomatici. In particolare il paracetamolo, nelle usuali dosi, è il farmaco di prima scelta in tutti i periodi di gravidanza. Gli antibiotici (penicilline, le cefalosporine e i macrolidi) saranno prescritti dopo valutazione medica solo di fronte a complicanze batteriche (bronchiti, polmoniti o sinusiti). Ricordiamo che i sintomi davanti ai quali si può parlare di influenza sono: febbre, faringodinia (dolore alla gola), rinorrea (“naso che cola”), dolori muscolari e articolari, cefalea e tosse; il periodo di incubazione è in media di due-tre giorni e la sintomatologia si risolve generalmente dopo cinque-sette giorni.

Oltre al virus influenzale, però, in questa stagione circolano anche molti altri virus cosiddetti parainfluenzali. Cosa fare in questi casi?
Le altre patologie da raffreddamento includono la rinite, le otiti e le infezioni delle vie respiratorie (faringiti, tonsilliti, laringiti, tracheiti, bronchiti e polmoniti), tutte favorite dalle basse temperature e dalla diffusione di numerosi tipi di virus (rinovirus, virus parainfluenzali) dovuto al confinamento delle persone negli spazi chiusi. Anche per queste patologie la terapia in gravidanza prevede l’utilizzo di paracetamolo come farmaco di prima scelta. In caso di scarsa risposta l’ibuprofene può essere una valida alternativa, ma limitando l’uso fino alla 28° settimana. Anche in questi casi l’uso di antibiotici sarà prescritto solo a fronte di complicanze batteriche. L’uso improprio (e inutile) degli antibiotici, infatti, può aumentare il rischio di insorgenza di batteri resistenti che rendono il trattamento particolarmente complesso, ovvero aumentare il rischio di complicanze gravi o potenzialmente mortali.

Sicuramente i sintomi più fastidiosi, soprattutto in gravidanza, sono la tosse e l’ostruzione nasale…
La tosse in alcuni casi può divenire particolarmente persistente e, data la presenza dell’ingombro fetale, difficilmente gestibile compromettendo il riposo notturno. L’umidificazione degli ambienti e l’inalazione di vapori d’acqua (suffumigi) sono sicuramente di beneficio. I farmaci utili per la tosse secca come il destrometorfano, la codeina o la levodropropizina non determinano un aumento di rischi malformativi; in caso di tosse produttiva (o grassa) invece possono essere di beneficio i mucolitici (acetilcisteina, carbocisteina o ambroxolo). Anche l’ostruzione delle vie nasali può essere fastidiosa, costringendo a respirare con la bocca e provocando secchezza del cavo orale e della faringe con peggioramento della sintomatologia locale e rendendo difficoltoso il sonno. Come per la tosse l’umidificazione degli ambienti, il lavaggio nasale con soluzioni saline e i suffumigi possono essere molto utili. Purtroppo in gravidanza non possono essere utilizzati terapie orali con vasocostrittori simpaticomimetici (spesso associati al paracetamolo) poiché possono interferire con la circolazione placentare. Gli spray nasali devono essere usati solo in casi particolarmente importanti e con l’utilizzo di basse dosi e per un breve periodo di tempo (due-tre giorni).

I rimedi naturali possono essere utili?
Contrariamente a quanto si crede, le terapie cosiddette “naturali” che si basano sull’utilizzo di estratti di piante (fitoterapia, erboristeria, integratori), purtroppo non hanno adeguati studi di valutazione di sicurezza in gravidanza e dovrebbero essere evitate.

Dubbi? C’è il numero verde del Centro Antiveleni
Le classiche patologie invernali che affliggono la donna in gravidanza possono essere curate senza rischi. In caso di dubbio, si può telefonare al numero verde 800.883300 del Centro Antiveleni di Bergamo per una consulenza sull’uso di farmaci in gravidanza e allattamento.

Meglio prevenire, con il vaccino
Attualmente si ritiene molto utile la vaccinazione antinfluenzale in tutti i periodi della gravidanza, soprattutto nel terzo trimestre in cui aumenta notevolmente il rischio di avere complicanze gravi. La vaccinazione deve essere preferibilmente attuata entro la fine di ottobre o nei primi giorni di novembre, per garantire l’adeguata copertura anticorpale prima della diffusione dei virus.

L’epidemia influenzale 2017-2018 è determinata dai virus A(H3N2) e B/Yamagata, già presenti nella stagione influenzale 2016-2017

a cura DI ELENA BUONANNO
con la collaborazione del Dott. Giuseppe Bacis
Direttore Centro Antiveleni e Tossicologia
ASST Papa Giovanni XXIII