La gestione delle malattie croniche è diventata ormai un fenomeno di dimensioni rilevanti e non solo dal punto di vista sanitario. È infatti un enorme problema mondiale di amministrazione delle risorse economiche che riguarda in pieno anche il nostro Paese. Lo testimonia il Patto Nazionale della Cronicità, l’Accordo stipulato tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e di Bolzano nel 2016, che richiama lo stato di salute della popolazione e fornisce indicazioni in merito alle misure che le regioni devono adottare sul piano organizzativo. Si stima che ormai il 70-80% delle risorse sanitarie a livello mondiale siano dedicate alla cura delle malattie croniche e che il fenomeno andrà via, via crescendo con la tendenza all’invecchiamento della popolazione. È lo stesso piano della cronicità che ricorda come in ambito europeo “malattie come lo scompenso cardiaco, l’insufficienza respiratoria, i disturbi del sonno, il diabete, l’obesità, la depressione, la demenza, l’ipertensione, colpiscono l’80% delle persone oltre i 65 anni e spesso si verificano contemporaneamente nello stesso individuo. Ed entro il 2060 si prevede che il numero di Europei con età superiore a 65 anni aumenti da 88 a 152 milioni, con una popolazione anziana doppia di quella sotto i 15 anni”.
Già attualmente l’Italia, secondo i dati Eurostat, è uno dei paesi più vecchi d’Europa e del mondo, contando una maggior quota di persone che superano i 65 anni di età. Secondo previsioni Istat nel 2032, questa quota, sul totale della popolazione, dovrebbe raggiungere il 27,6%, con circa 17.600.000 anziani in valore assoluto. «Cercando la massima semplificazione, possiamo affermare che le principali direttrici per affrontare questa situazione trovano le fondamenta su due pilastri: la prevenzione e la riorganizzazione dei sistemi sanitari regionali» osserva il dottor Giovanni Petrosillo, Presidente di Federfarma Bergamo. «Sulla prevenzione molto si è scritto e forse poco si è concretamente, fino a ora, fatto. Non vi è ormai alcun dubbio sulla concatenazione degli stili di vita ai suoi effetti sullo stato di salute. Fumo, alcool, alimentazione non corretta, sedentarietà e altro ancora sono fattori determinanti nello sviluppo di malattie croniche come, ad esempio, le patologie cardiocircolatorie che, secondo il Ministero della Salute, sono la principale causa di morte (37,35%). Sul tema delle prevenzione, si può a ragion veduta affermare quanto siano importanti gli screening. La popolazione lombarda di una certa fascia di età si sta sottoponendo allo screening per il tumore del colon retto: si tratta di un progetto partito da diversi anni in poche Regioni (Lombardia una delle primissime) e ormai diventato di interesse nazionale, con risultati importanti di emersione di quadri non ancora patologici, ma di sicuro e di grave impatto sulla salute se non diagnosticati per tempo. Questo si è tradotto in vite salvate, condizioni di vita critiche evitate e risparmio assicurato per il sistema. Si pensi, poi, a quanto è importante la diagnosi precoce della patologia del diabete e, meglio ancora, la potenziale emersione del tasso dei soggetti che sono a rischio diabete, ossia in condizioni tali che con semplici accorgimenti sull’alimentazione o l’attività fisica possono evitare un diabete conclamato».
Su questo fronte le farmacie da un paio di anni hanno gestito un progetto di carattere nazionale. «Il progetto ha prodotto importanti dati di prevenzione e, soprattutto, ha confermato uno scenario che richiamerebbe politiche di intervento, programmato, organizzato e strutturato in modo permanente» continua Petrosillo. «E questo è appunto il secondo pilastro di intervento del fenomeno: una riorganizzazione della governance della cronicità. Il Piano Nazionale della Cronicità ne è la guida, le Regioni ne sono gli esecutori. Il concetto di base è molto semplice. La gestione del paziente cronico, per quanto è possibile, deve necessariamente essere affidata al territorio che deve organizzarsi in modo da garantire una rete inter-professionale tale da garantire continuità di cura e percorsi coerenti del paziente. La rete è composta dai professionisti sanitari del territorio, ognuno secondo le proprie competenze professionali, ad assumere compiti di accompagnamento del paziente nel suo cammino di cura (presa in carico), assicurandogli virtuosità nei livelli di cura, terapeutici, diagnostici, di avvio alla specialistica. Non quindi percorsi “fai da te” che oltre a essere poco virtuosi procurano anche occasioni di maggior spesa, ad esempio, con ricorsi eccessivi ed inutili all’ambito specialistico. Di questa rete, le farmacie dovrebbero essere parte insostituibile nell’evoluzione stessa del concetto di presa in carico, erogando servizi, come la telemedicina e le analisi di prima istanza, effettuando monitoraggio sull’uso corretto del farmaco e sulla sua regolare assunzione, scambiando i relativi dati con gli altri professionisti, medici e pediatri di libera scelta in primis. Del ruolo delle farmacie sin qui si è purtroppo molto più scritto che concretamente realizzato (un po’ come per la prevenzione), ma a raddrizzare la rotta è finalmente intervenuto il Ministero della Salute che, con il supporto di un gruppo tecnico in cui erano rappresentati i competenti ministeri, l’università, le categorie sanitarie interessate (erano presenti anche due farmacisti bergamaschi), ha prodotto un disciplinare di sperimentazione di nuovi servizi in farmacia. Si tratta di una verifica, già finanziata con un fondo di 36 milioni di euro, dell’effettiva importanza, per il cittadino e per il SSN, della “Farmacia dei Servizi”, da attuare nei prossimi tre anni in nove regioni, tra cui la Lombardia. Tra i servizi da sperimentare, quelli principali dal punto di vista sanitario e professionale saranno proprio le attività che rientrano nell’ambito del monitoraggio delle terapie farmacologiche del paziente cronico; un primo grande passo della farmacia verso il futuro della professione da dedicare al nuovo quadro sanitario emergente».
a cura di Maria Castellano
con la collaborazione del dott. Giovanni Petrosillo
Farmacista Presidente di Federfarma Bergamo