Promuovere e tutelare l’infanzia e la diversità attraverso iniziative mirate alla formazione e all’educazione, ma anche prevenire e/o ridurre condizioni di disagio e fragilità promuovendo il benessere e l’inclusione. È questo l’obiettivo dell’educatore sociale, o sociopedagogista, figura professionale sempre più diffusa in diversi ambiti. Ne parliamo con il professor Stefano Tomelleri, presidente del corso di laurea in Scienze dell’Educazione .

Professor Tomelleri, come si diventa educatore nei servizi sociali e di comunità?
Serve una laurea triennale nella classe di laurea L-19 Scienze dell’educazione e della formazione.
La laurea in Scienze dell’Educazione è un’eredità della Facoltà di Magistero, che nacque nel 1936 durante il regime fascista. Dagli anni Trenta in poi subì molte modifiche con l’introduzione di insegnamenti come la sociologia, la psicologia, la didattica. Nell’anno accademico 1993/1994 nasce la Facoltà di Scienze della formazione e poi finalmente la classe di laurea L-19 Scienze dell’educazione e della formazione.

Chi si può iscrivere a questo corso di laurea?
Si può iscrivere al corso di laurea in Scienze dell’educazione chi è in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore o di altro titolo di studio conseguito all’estero, riconosciuto idoneo. Allo studente in ingresso è richiesta anche l’acquisizione dei risultati di apprendimento previsti nel profilo dello studente al termine dei percorsi di studio nella scuola secondaria di II grado. Le competenze richieste per l’accesso sono: comprensione del testo e conoscenza della lingua italiana, conoscenze e competenze acquisite negli studi; ragionamento logico. La verifica delle conoscenze iniziali avviene tramite un test di selezione di ingresso, il TOLC-SU.

Esiste un albo professionale?
No, non esiste un albo specifico per gli educatori di comunità. Attualmente esiste l’albo degli educatori sanitari, al quale si possono iscrivere, se necessario, anche gli educatori nei servizi sociali.

In quali contesti opera l’educatore?
L’educatore nei servizi sociali e di comunità è un “garante della solidarietà” che può lavorare con singoli, gruppi o all’interno di comunità. Gli educatori hanno una grande responsabilità, perché sono i futuri professionisti del welfare. La solidarietà è stata una conquista importante, che non deve essere mai data per scontata e che va continuamente riaffermata giorno dopo giorno con impegno e professionalità. Perciò l’educatore opera all’interno del terzo settore, nella rete sociale territoriale (scuole, strutture sanitarie, comunità per disabili, associazioni no-profit, etc.), accompagnando e sostenendo le più diverse categorie di minori e adulti, italiani e stranieri, che si trovano in situazioni di fragilità e marginalità.

Quali sono le sue mansioni?
È un profilo professionale versatile, fondato sui principi di ascolto, accoglienza, cura, accompagnamento, progettualità di vita, principi che sono alla base dell’educazione come professione. È capace di promuovere il benessere di una persona e della sua rete di prossimità, promuovendo l’inclusione e la partecipazione attraverso forme di attivazione dei soggetti, in presenza di situazioni di rischio, di svantaggio o di esclusione sociale.

A cura di Elena Buonanno
con la collaborazione del Prof. Stefano Tomelleri
Presidente del corso di laurea in Scienze dell’Educazione
Università degli Studi di Bergamo