La storia della medicina è un lungo viaggio che l’uomo percorre nel tentativo di guarire le malattie, lenire il dolore e garantire una vita migliore per tutti. In passato, in assenza degli attuali mezzi di ricerca scientifica e della tecnologia di cui da pochi secoli disponiamo, le cure dei malati si basavano sulla superstizione, sui guaritori, sulle teorie di grandi filosofi come Aristotele, Ippocrate o Galeno, sull’astrologia e, talvolta, su quanto scritto sui testi religiosi come la Bibbia. Ce ne parla il dott. Claudio Crescini, Direttore Scientifico ASST BG Est e autore del volume “Imparare dal passato. Pratiche ostetriche e ginecologiche che non hanno retto alla prova delle evidenze scientifiche” (2023) Edizioni Piccin.

Dott. Crescini, queste credenze si riscontravano anche in ambito ostetrico?

Certo. L’ostetricia, ossia l’arte di assistere le donne durante la gravidanza e il parto, si è evoluta enormemente nel tempo, cambiando completamente gli esiti. Fino alla seconda metà dell’800 morire per le conseguenze della gravidanza
o del parto era considerato normale, il “prezzo” che si pagava per essere nate di sesso femminile. Poi, con il tempo, le cose sono cambiate in meglio grazie all’invenzione degli strumenti e delle tecniche che ancora oggi conosciamo: il forcipe, il taglio cesareo, la sterilizzazione del materiale, gli antibiotici e i vaccini. Cure che venivano somministrate pensando che fossero utili per le donne in gravidanza, sono quindi state sostituite con trattamenti migliori e più vantaggiosi.

Ci faccia un esempio pratico, descritto anche nel suo libro.

Un esempio tipico è la famosa episiotomia, il taglio del perineo descritto per la prima volta in un libro di ostetricia irlandese nel 1742, e somministrato per allargare l’anello vulvare e favorire l’usci-
ta della testa del feto dal canale del parto. In effetti, tagliando con le forbici la muscolatura della vulva si apre completamente quell’ultimo anello che ancora offre resistenza alla fuoriuscita della testa fetale, riducendo di qualche minuto la durata del parto. A parto avvenuto e con una anestesia locale, si procedeva poi alla riparazione del taglio chirurgico con una sutura che doveva riparare la ferita e garantire la guarigione migliore possibile. Negli anni successivi si diffuse l’idea che questo taglietto offrisse anche molti altri vantaggi. Si pensava, sempre in buona fede, che potesse diminuire il numero delle lacerazioni gravi provocate dal parto, il rischio di avere
successivamente un prolasso dell’utero e un’incontinenza urinaria. Insomma, tutti erano fermamente convinti che l’episiotomia fosse assolutamente utile e vantaggiosa, una buona azione in favore delle donne.

E invece cos’è cambiato?

Fu solo alla fine del ‘900 che alcuni operatori sanitari si chiesero se tutto ciò che si credeva vero lo fosse realmente. Si cominciò così a studiare con metodo scientifico il problema, seguendo nel tempo due gruppi di donne con caratteristiche simili, ma differenti per l’episiotomia: un gruppo era stato sottoposto a questo taglio, l’altro no. A poco a poco, si scoprì che tutti i vantaggi attribuiti a questo intervento non solo non esistevano, anzi, era molto svantaggioso (e pericoloso) per le donne che vi si sottoponevano. Man mano che gli studi chiarivano la problematica e quanto scoperto si diffondeva all’interno della comunità scientifica, nelle sale parto si riduceva sempre di più il ricorso all’episiotomia che rimane oggi necessaria solo in particolarissime situazioni, valutate caso per caso dal ginecologo. Infatti, oggi meno del 5 % delle donne che partoriscono necessitano di questo intervento.

Quali sono questi casi in cui è necessario ricorrere, ancora oggi, a questa pratica?

Oggi si ricorre all’episiotomia quando per esempio, la testa del bambino è troppo grande rispetto all’apertura vaginale, oppure quando è necessario accelerarne l’espulsione per una condizione di sofferenza fetale, oppure ancora in caso di problemi nella gestione delle spinte da parte della ge-stante o in caso di parto operativo (ventosa ostetrica).

Da cosa è nata la scelta di approfondire questa tematica in un libro?

In questo libro ho voluto raccogliere le storie, anche drammatiche, di molte pratiche ostetriche e ginecologiche ritenute benefiche e vantaggiose, ma che si sono rivelate con il passare del tempo inutili e talvolta persino nocive e di conseguenza abbandonate. La storia della medicina e con essa quella dell’ostetricia e della ginecologia, sono soggette a continue modifiche e aggiornamenti e ciò che viene fatto è sempre perché in quel periodo storico si ritiene che sia la cosa migliore.

A cura di Sara Carrara
con la collaborazione del Dott. Claudio Crescini
Specialista in Ostetricia e Ginecologia
Adjunct professor Humanitas University Milano
Consulente ostetrico-ginecologo ASST BG Est