Come affrontare lo svezzamento del tuo bambino senza troppa ansia? Ce lo spiega il dottor Paolo Bianchini, biologo nutrizionista che sa bene come affrontare questo passaggio delicato - sia per il bambino che per i genitori – e provvedere a tutte le esigenze del neonato, facendo in modo che inizi il suo percorso nell’educazione alimentare nel migliore dei modi. Il tema della corretta alimentazione è infatti carissimo a tutta la squadra della Terza Piuma, che dalla sua nascita ha voluto dare grande spazio al progetto internazionale dell’Alveare che dice sì, promuovendo un’alimentazione di stagione, locale e attenta ai produttori del territorio. 

 

Cosa avviene durante lo svezzamento? Perché è un passaggio importante?
«Lo svezzamento serve per accompagnare il bambino all'alimentazione dell'adulto»: in due parole il dott. Bianchini riassume tutta l’importanza di questo momento di passaggio. «Si avvia la trasformazione da alimentazione liquida a solida: l'intestino del neonato non è subito pronto, ma deve essere aiutato a digerire pian piano cibi solidi.» 

Questo cambiamento, infatti, avviene in più fasi che dipendono anche da come risponde il corpo del bambino ai nostri stimoli: dapprima bisogna accompagnare il latte introducendo le pappe – si chiama infatti alimentazione di accompagnamento – per poi ridurre il latte scalando le quantità. 

Quando cominciare lo svezzamento?
«È fondamentale allattare almeno fino ai 6 mesi del bambino, che a questo punto dimostrerà curiosità verso il cibo degli adulti, ma ancora non lo sa gestire. Solo verso il settimo mese, infatti, il neonato inizia a stare seduto sorreggendo anche la testa e imparando a tenere in mano il cucchiaio, sollecitando la coordinazione occhio-mano che è tutta da costruire». 

E se si desidera arrivare all'anno di allattamento?
«È un’ottima cosa: si presume infatti che il latte materno sia l'alimento migliore per il bambino. Le mamme non devono affatto smettere di allattare se per loro è possibile, ma – anzi – proseguire fino all’anno o anche fino ai due anni del bambino, iniziando a introdurre l’alimentazione complementare. 

Sono i genitori a decidere la velocità di questo processo: in generale ci vuole almeno un mese per uno svezzamento fatto con la calma necessaria, ma niente ci vieta di continuare a dare il latte come colazione o spuntino anche nei mesi successivi». 

Come cominciare lo svezzamento? Quali cibi possiamo introdurre?
Si introduce l’alimentazione complementare iniziando lo svezzamento perché, dopo il sesto mese, la qualità nutrizionale del latte materno cala, diventando insufficiente per la crescita del bambino che ha un gran bisogno di grassi e zuccheri: «ai neonati, ad esempio, - ci spiega il dott. Bianchini - serve tantissimo lattosio, poiché dal galattosio (uno dei due zuccheri semplici che lo compone) si formano i galattolipidi, i grassi che costruiscono la mielina che riveste i nervi come una guaina, proteggendoli e favorendo lo sviluppo cerebrale». Come dicevamo, per lo svezzamento ci vuole almeno un buon mese, cominciando con «l’introdurre a pranzo una pappa a base di brodo vegetale e cereali: prepariamo in casa il brodo vegetale con patate zucchine carote (attenzione al sedano, un cibo allergizzante), magari già cucinando 2/3 litri in modo da congelarlo in piccole porzioni e averlo già pronto. Per quanto riguarda i cereali – continua il dott. Bianchini - fino all'anno consiglio di scegliere quelli che sono naturalmente senza glutine perché creano meno problemi all'intestino e al suo microbiota, ad esempio riso mais tapioca e miglio
Iniziamo con questo schema: colazione con il latte, spuntino di metà mattina ancora latte, a pranzo la pappa per lo svezzamento, a merenda il latte, a cena prima il latte e poi pappa, infine ancora latte prima di dormire. Dopo qualche settimana, quando il bambino gestisce bene il cambiamento del pranzo e la relativa digestione, potremo introdurre anche la cena. Per ultimo togliamo la colazione: introduciamo i biscotti spezzettati solo quando il bambino è pronto, anche sulla base dello sviluppo dei denti.» 

Una chiacchierata sullo svezzamento con il dott. Paolo Bianchini biologo nutrizionista 

Come vede l’uso di omogeneizzati? Si possono usare con tranquillità? 
«Certamente sì, gli omogeneizzati sono cibi sicuri e ben proporzionati, ma suggerisco sempre di preparare i pasti in casa perché in questo modo si crea una relazione molto forte tra il bambino e il genitore. Dopo di che, un mix tra queste due tipologie di pasto non è da demonizzare: può capitare che si sia di fretta, che un certo giorno non si riesca a cucinare, oppure anche che si preferisca dare ogni tanto un omogeneizzato perché offre prodotti alimentari fuori stagione, aiutando ad offrire un’alimentazione ampia e variegata.» 
Noi della Terza Piuma sappiamo bene come non sia sempre semplice trovare il tempo per fare la spesa e cucinare ogni giorno, non solo per chi ha un neonato in casa, ma per chiunque: come dicevamo in apertura, infatti, abbiamo scelto di introdurre nel nostro negozio anche lo spazio dedicato all’Alveare Terza Piuma, proprio con il desiderio di favorire le famiglie nell’acquistare ottimi prodotti locali di stagione

L’alimentazione e lo svezzamento sono anche un fatto culturale? Cosa ne pensa? 
«La responsabilità che hanno i genitori in questo campo è altissima: noi insegniamo prima di tutto con l’esempio, facendo la differenza con i nostri comportamenti nella futura vita dei nostri bambini, impattando sulla qualità della loro vita. 
Uno dei punti su cui è bene insistere, allora, è quello della masticazione: è qualcosa che diamo per scontato, invece è importantissimo masticare molto e mangiare lentamente, evitando anche disturbi gastrointestinali quando saranno adulti. 
Il bello è che le mamme, sin da subito, sono già molto coscienti di queste questioni e si interrogano – tra le altre - su come gestire al meglio lo svezzamento: ecco che chi ha bisogni alimentari speciali, vuoi per salute o per cultura, mi contatta per individuare il giusto approccio. 
È importante infatti distinguere il fai-da-te con il preparare il cibo per lo svezzamento in casa: serve sempre il confronto continuo con uno specialista, un nutrizionista o il pediatra.» 

E una volta che lo svezzamento volge al termine, cosa deve mangiare il bambino? 
«Il corpo di un bambino matura nel tempo, quindi vanno mantenute ancora molte accortezze fino ai tre anni

  • chi ha subito i denti può affrontare prima i pasti simili a quelli degli adulti 
  • I pasti però devono essere senza sale, e bisogna cuocere un po' di più i cibi per aiutare digestione, soprattutto le verdure 
  • Le porzioni devono essere piccole, meglio se tagliate dagli adulti 
  • niente cioccolata fino 3 anni, niente miele fino l'anno, e no gli zuccheri per prevenire l’obesità: per questo non si deve cominciare lo svezzamento introducendo la frutta, perché è dolce e contiene molti zuccheri che creano dipendenza, portando poi il bambino a non volere le verdure  

Dopo i tre anni si può passare a un’alimentazione normale: il bambino a questo punto mangia ciò che mangia la famiglia». 
Ricordiamoci, poi, che siamo noi i genitori e solo noi sappiamo individuare e assecondare il gusto del nostro bambino: troviamo il giusto equilibrio tra educazione e rispetto, senza bisogno di insistere su un certo alimento se l’alimentazione è già varia o correndo ai ripari quando è troppo stretta. 

A cura di Chiara Buratti
fotografie di Roberto Giussani ©2021
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